Riflessioni seguendo alcuni dibattiti durante la Festa dell’Unità

Qualcuno sostiene che non abbia più senso utilizzare le categorie destra/sinistra come distinzione di un pensiero politico che possa ambire ad indirizzare le scelte per orientare e governare un paese e più in generale una comunità.
Certo destra, sinistra storicamente hanno rappresentato il luogo fisico dove i rappresentanti eletti in parlamento hanno preso posto. In questa distinzione ora è necessario individuare quale sia il pensiero di fondo che contraddistingue l’approccio delle due componenti politiche con cui si affrontano i problemi e le conseguenze che i loro provvedimenti determinano.
Visto da quest’ultimo punto di vista possiamo dire che nel recente passato sono apparse chiare le strategie propugnate dalla destra, più contraddittorie quelle della sinistra.
Le indicazioni politiche quali per esempio: sviluppo economico , sostegno alle fasce deboli possono essere ritrovate in entrambi gli schieramenti. Chi non sosterrebbe che si vuole sempre perseguire il bene dei cittadini ?
Il distinguo tra essere destra o sinistra allora si pone attraverso quali strategie (approccio) si intendano perseguire tali obiettivi. In tal modo risulterà anche più chiaro su cosa si intenda per “il bene”. A questo punto le distinzioni appariranno chiare e riconoscibili. La sinistra dovrà sostenerle con coraggio e convinzione, non solo per questioni identitarie, ma perché la comprensione e la condivisione con i cittadini di queste strategie sono indispensabili per il conseguimento degli stessi obiettivi. (La partecipazione dei cittadini alle costruzione della visione complessiva di società è fondamentale).

L’idea che lo Stato debba ridurre al minimo il suo intervento nell’economia e nella società, lasciando spazio al libero mercato e alla concorrenza, limitando il proprio intervento alla mediazione tra interessi contrapposti delle corporazioni, porta ad un depauperamento nel tempo del capitale sociale della comunità governata. Tale depauperamento storicamente ha portato alla incapacità di sviluppare l’economia ed a gravi situazioni di crisi da cui difficilmente ci si risolleva senza pesanti tragedie. Ciò è tipico delle politiche liberistiche perseguite dalla destra, con l’aggiunta di estemporanee elargizioni a favore delle fasce sociali più deboli, finalizzate alla mera ricerca del consenso.
Ne consegue l’estrema importanza di vedere nello Stato l’Istituzione preposta allo sviluppo del Capitale Sociale Umano quale risultato dell’interazione tra il capitale umano (ovvero le conoscenze, le competenze e le abilità degli individui) e il capitale sociale,( ovvero le relazioni, i valori e le norme che facilitano la cooperazione e il raggiungimento degli obiettivi comuni).
Se non si investe adeguatamente nella formazione e nella valorizzazione del capitale sociale umano, si rischia di impoverire le capacità di rinnovarsi e di innovare di una società. Infatti, senza un adeguato livello di istruzione, di informazione e di partecipazione sociale, gli individui possono perdere le opportunità di migliorare le proprie competenze, di accedere al mercato del lavoro, di creare reti di collaborazione e di fiducia con gli altri.
Questo approccio (che coincide con quello di “Agenda ONU 2030” ed in cui si riconosce il Partito Democratico) non deve minimamente essere scambiato per buonismo (più identificabile nelle elargizioni della destra sociale) ma come precisa strategia economico-politica, premessa indispensabile per uno sviluppo sostenibile sul piano sociale ed ambientale.
Nello stesso approccio rientrano politiche migratorie regolari assolutamente non buoniste ma strategiche, che tendono a colmare il deficit di natalità , di cui accoglienza, formazione ed integrazione sono azioni che vanno programmate e concordate con i Paesi di origine.


(Questa riflessione scaturisce dai lavori delle Conferenza Programmatica PD Piemonte sul tema Ricerca, sviluppo, transizione digitale, PNRR Con le conclusioni di Brando Benifei e Antonio Misiani e dal dibattito su Dignità, pari opportunità, Sicurezza: il lavoro al centro con Susanna Camusso, Monica Canalis, Enzo La Volta a cui hanno attivamente partecipato anche le compagne e i compagni della nostra redazione)