“Je suis Charlie” diciamo tutti per dimostrare solidarietà e sdegno dopo la strage di Parigi. Ma non siamo tutti Charlie allo stesso modo, non tutti sono Charlie come erano e sarebbero ancora le vittime dell’attacco terrorista.  Alcuni sono Charlie che vorrebbero l’esercito nelle strade, la chiusura delle moschee, inasprimenti di pena e l’abbandono di tutte le forme di soccorso umanitario nel mediterraneo.  Per dire, anche Gasparri e Salvini si son dicharati Charlie. Noi, intendo il circolo PD8 al quale sono iscritto, dovremmo essere Charlie come l’originale: democratico, aperto, tollerante, intelligente e, perché no, divertente. Perché è divertente progettare il futuro, triste e orribile pensare come Salvini. Necessario dirlo perché non sono pochi quelli che anche dalla nostra parte stanno andando in confusione e avrebbero bisogno di una bussola. Noi, intendo sempre il circolo PD8, a quella bussola potremmo lavorare.

Non sto a ripetere le caratteristiche del quartiere dove viviamo, ripeto invece il bisogno di azione politica rivolta a mantenerle e a renderle ancora più visibili quelle caratteristiche. Oggi più che mai si devono pensare e mettere in pratiche azioni politiche che promuovano il dialogo, lo dobbiamo fare con il mondo civile e con le comunità religiose. Dobbiamo fare Festa di Cittadinanza tutti i giorni. Dobbiamo chiedere ai nostri rappresentati in Parlamento che finalmente, e con urgenza perché è passato troppo tempo, la campagna L’Italia sono anch’io alla quale abbiamo aderito e per la quale abbiamo raccolto le firme, abbia una risposta con una legge sulla cittadinanza che preveda lo ius soli. E non c’è bisogno di temperare.

Dobbiamo fare queste cose per essere Charlie, dobbiamo fare queste cose perché abbia senso compiuto una sede PD in questo quartiere.  Dobbiamo farlo perché le differenze, politiche, devono saltare agli occhi. Dobbiamo farlo perché il nostro paese reagisca al terrore con le armi migliori che ha: la democrazia e la costituzione. Il resto viene di conseguenza.

Augusto Montaruli